Considerazioni sull’esame dei profani che bussano alle porte del Tempio

Uno dei temi su cui la Massoneria attuale ha le idee meno chiare è quello dell’esame dei candidati a essere ricevuti, o iniziati (i bussanti). Tanto per cominciare, chiariamo una questione terminologica: il termine “tegolatura” viene usato, nel caso dell’esame dei candidati, in modo improprio. La tegolatura è l’esame dei Fratelli visitatori, che dovrebbe avvenire in modo rituale, chiedendo le parole e i toccamenti del grado. Per svolgere tale compito in alcuni Riti (come lo Scozzese Antico e Accettato) esiste un’apposita figura: il Tegolatore. Per l’esame dei candidati, invece, il Maestro Venerabile nomina ogni volta dei Maestri (tra i quali non dovrebbe essere incluso il Fratello che propone il candidato), i quali non dovranno sapere l’identità l’uno dell’altro e dovranno esaminare il candidato in maniera automa e indipendente. I Maestri incaricati scriveranno poi una relazione anonima che sarà letta in Loggia onde permettere ai Fratelli di avere gli elementi necessari a decidere se votare a favore, o contro, l’ammissione del candidato. I nomi dei Fratelli esaminatori devono essere sconosciuti alla Loggia per garantire che il giudizio dei Fratelli non sia influenzato da eventuali simpatie, o antipatie, nei confronti degli esaminatori. Per lo stesso motivo gli esaminatori dovranno essere sconosciuti l’uno all’altro.

Per dare i giusti elementi ai Fratelli, affinché possano decidere come votare, gli esaminatori dovranno chiarire con il candidato alcuni punti fondamentali:

  • Gli impegni e gli obblighi che l’appartenenza alla Loggia comporta;
  • La struttura della Massoneria, l’Obbedienza a cui appartiene la Loggia e un quadro generale sulle altre Obbedienze;
  • Lo scopo del percorso libero-muratorio;
  • L’infondatezza di certe voci e dicerie sulla Massoneria;
  • I valori fondamentali della Libera Muratoria, ai quali il candidato, una volta ricevuto (o iniziato) dovrà allinearsi;
  • Alcuni accenni al Rito particolare che la Loggia pratica.

Nel caso delle Logge di Rito Scozzese Rettificato, gli esaminatori avranno cura di sincerarsi della fede cristiana del candidato e del suo essere stato battezzato. Quale sia la confessione del candidato (cattolico romano, ortodosso, protestante…) è irrilevante ai fini del Ricevimento e, quindi, dell’esame.

Entriamo più nel dettaglio dei temi elencati sopra.

Prima di tutto l’esaminatore dovrà illustrare al candidato quali saranno i suoi impegni e i suoi obblighi nei confronti della Loggia, ovvero la partecipazione alle Tornate (chiarendo l’entità di questo impegno, in quale giorno si riunisce la Loggia, quanto durano le Tornate…) e il pagamento delle capitazioni, l’importo delle quali dovrà essere detto chiaramente. In questo modo si eviterà che il candidato abbia da ridire sui costi, o si lamenti dicendo che non sapeva di dover pagare, o quanto fosse impegnativa la partecipazione alle Tornate.

È di primaria importanza anche spiegare al candidato la struttura della Massoneria, l’eventuale appartenenza della Loggia a un’Obbedienza e l’organizzazione, a grandi linee, della stessa. È fondamentale spiegare che l’Obbedienza a cui appartiene la Loggia non è l’unica esistente e chiarire quali caratteristiche la differenziano dalle altre. Mi è capitato un bussante che aveva chiesto di entrare in Loggia credendo che essa appartenesse al Grande Oriente d’Italia (che pensava fosse l’unica Obbedienza italiana). Ricevere questo candidato sarebbe stata una perdita di tempo da parte sua e nostra. Altri invece preferiscono Obbedienze miste (che accettano cioè sia uomini che donne) a quelle unicamente maschili o femminili. Sarà quindi necessario mettere in chiaro se l’Obbedienza a cui appartiene la Loggia è mista o meno. Se il candidato esprimesse la necessità di entrare in un’Obbedienza con caratteristiche differenti da quella a cui appartiene la Loggia, sarà un atto di gentilezza da parte dell’esaminatore l’indicargli eventuali altre Obbedienze più adatte alle sue esigenze.  

Altro punto fondamentale è chiarire quale sia lo scopo del percorso libero-muratorio e quale sia il modo in cui la Massoneria lo persegue. Deve essere chiaro che la Libera Muratoria è un Ordine che dà ai suoi membri il modo di seguire un percorso di tipo spirituale, volto a perfezionare se stessi e l’Umanità attraverso un sistema di simboli e ritualità che procede per gradi. A tal proposito è strettamente necessario smentire le voci su presunti complotti massonici o sul fatto che l’appartenenza massonica apra le porte per far carriera o per la scalata sociale. Capita spesso che delle persone facciano richiesta di entrare in Loggia per questi motivi materiali. Costoro potrebbero, qualora fossero accettati, essere un pericolo per la salute della Loggia, essendo portatori di quei “metalli” che il Massone dovrebbe invece abbandonare prima di entrare nel Tempio. Allo stesso modo bisogna chiarire che nelle Logge non si trovano strani rituali magici per ingraziarsi chissà quale entità e indurla a farci guadagnare soldi o altri beni materiali, o “verità arcane” su alieni, illuminati o altre corbellerie. Per esperienza personale so che candidati convinti di trovare cose del genere capitano spesso. Uno mi disse che voleva far carriera e dopo che gli ebbi spiegato che in Massoneria non c’era modo di farla, ritirò la candidatura. Un altro era convinto che noi avessimo “poteri” magici e che potessimo insegnargli incantesimi per vincere alla lotteria. Ci vuole quindi molta chiarezza e molta prudenza nell’esaminare i candidati.

Passiamo ora a una questione oggi molto sottovalutata e che spesso genera discussioni: i valori fondamentali che informano di sé tutta la Libera Muratoria, anche se non tutti i Riti li dichiarano palesemente nella ritualità.

Differentemente da quanto molti Massoni oggi credono, la Massoneria non è un contenitore neutro dentro cui ognuno può mettere i suoi propri valori e il suo proprio pensiero. Tale idea è stata generata da un mal digerito discorso sulla “libertà di pensiero” intesa come un semplicistico e qualunquista “penso e dico quel che mi pare”. La Massoneria da sempre propugna la libertà di pensiero, la tolleranza e il rispetto per l’altro. Ma, paradossalmente, tale libertà e tolleranza non posso esistere senza che si pongano dei limiti ben precisi, pena il permettere che i più prepotenti impongano a tutti la loro propria volontà, di fatto ponendo fine sia alla libertà che alla tolleranza. Ma dove porre il confine di ciò che è lecito? Il limite alla tolleranza è l’intolleranza: il pensiero intollerante non può essere accettato all’interno della Massoneria, essendo esso massimamente contrario ai suoi valori fondamentali. Al candidato dovrà essere ben spiegato che la Massoneria considera le persone come libere, eguali e come unite da un legame di fratellanza che va oltre la stessa Libera Muratoria. In questo consiste l’universalità della Massoneria. Come potrebbe un razzista abbracciare come suo Fratello un uomo appartenente a un’etnia che egli ritiene “inferiore”, o addirittura “malvagia”?

Idee e comportamenti intolleranti non possono essere accettati in Loggia e il Maestro esaminatore dovrà farlo capire molto chiaramente al candidato. Dentro il limite, poi, del reciproco rispetto e della reciproca tolleranza, sarà possibile la libertà di pensiero necessaria al percorso massonico.

Su questo punto mi si permetta di porre in evidenza un errore che molte Logge fanno, ovvero quello di non accettare delle persone perché troppo “diverse” dai Fratelli che compongono la Loggia. Si formano così, in nome di un mal inteso senso di “armonia”, Logge di Fratelli tutti simili fra loro per classe sociale, livello e formazione culturale, perfino per professione e idee politiche. Questo è quanto di più sbagliato: il percorso massonico ha nel confronto con l’altro, con visioni diverse dalla propria, uno dei maggiori strumenti di perfezionamento. Anche, e forse soprattutto, il confronto con chi ci pone davanti a cose che ci danno fastidio o che mettono a nudo i nostri limiti e difetti è fondamentale. Del resto lo sgrossamento della pietra grezza, che è simbolo del lavoro massonico, non è qualcosa che si faccia con delicatezza, ma con forza e fatica. Accettare solo candidati simili ai Fratelli significa privarli di un utilissimo strumento e rendere meno efficace il lavoro di Loggia. L’esaminatore dovrà, quindi, da una parte, tener ben presenti i valori fondamentali e i limiti da essi posti, ma dovrà anche, dall’altra, stare attento a non farsi influenzare dalle proprie idee particolari e dai propri pregiudizi, restando il più possibile “obiettivo”. Anche per questo il ruolo di esaminatore è riservato ai Maestri i quali, si presume, dovrebbero avere la necessaria conoscenza ed esperienza per esaminare nel giusto modo il candidato. Il fatto, poi, che gli esaminatori debbano essere più di uno (solitamente tre) e indipendenti permette di garantire che le eventuali sviste dell’uno siano compensate dall’altro.

Infine, l’esaminatore dovrà spiegare a grandi linee le caratteristiche del Rito che la Loggia pratica. Ogni Rito ha una sua propria “anima” e un carattere che lo contraddistingue. Bisognerà quindi capire se il candidato sia in cerca di ciò che il Rito della Loggia può dargli, o se cerca qualcosa di diverso. Molte Obbedienze hanno Logge di diversi Riti e il candidato potrebbe essere indirizzato verso una Loggia che pratichi un Rito più adatto alle sue esigenze. Soprattutto Riti (come il Memphis e Misraïm, o lo Scozzese Rettificato) connotati da un approccio più esoterico e spirituale possono non essere adatti a tutti. L’esaminatore spiegherà quindi al candidato le caratteristiche del Rito e, in termini generali, i suoi contenuti e in base alla risposta lo indirizzerà nel migliore dei modi. Capita a volte che l’esaminatore cerchi di convincere il candidato a entrare nella sua Loggia anche quando questo non si presenta come adatto al tipo di ritualità e all’approccio proprio di quel Rito particolare, o quando il candidato desidererebbe entrare in un’Obbedienza di diverso tipo. Questo è un errore da evitare accuratamente, anche se la Loggia avesse bisogno di aumentare il numero dei suoi componenti. Far entrare in Loggia una persona non adatta non porta nulla di buono. Questa persona con tutta probabilità se ne andrà presto, o, nel peggiore dei casi, creerà disarmonia o porterà negatività (come capita quando si introducono carrieristi e arrivisti).

Concludo esprimendo la speranza che questa tavola possa essere utile ai Fratelli incaricati di esaminare i candidati. Gli argomenti sono stati trattati solo per sommi capi e potrebbero sicuramente essere ampliati. Credo però che i Maestri sapranno utilizzare quanto scritto declinandolo secondo le loro proprie esperienza e sensibilità.

Enrico Proserpio